Deceuninck-QuickStep, James Knox si racconta: “Non pensavo di avere le qualità per fare il professionista”
Che avesse delle ottime qualità, si sapeva. Il 2019 di James Knox è stato quello di un corridore che ha scoperto di poter stare con i migliori, anche oltre le sue stesse aspettative. Il corridore della Deceuninck-QuickStep è stato brillante protagonista alla Vuelta a España 2019, dove solo i postumi di una caduta lo hanno privato di un posto fra i primi 10 della Generale finale. Lo scalatore britannico, nell’arco della scorsa stagione, ha raccolto anche l’ottavo posto al UAE Tour, il terzo alla Adriatica Ionica Race e il decimo al Giro di Polonia. Per uno che di anni ne ha appena compiuti 24 non c’è male e la pensa così anche la squadra belga, che gli ha allungato il contratto fino al 2021.
“Non mi sono mai sentito di avere quel che serviva per diventare un corridore professionista – racconta Knox in un’intervista concessa a CyclingNews – Avevo intorno ragazzi che erano migliori di me, che avevano più talento o chissà che altro, quindi ci ho lavorato davvero molto. E mi sono messo addosso molta pressione. Sì, diventare un corridore è un sogno, ma ti rendi anche conto di quanto tempo, sforzi e soldi tu, la tua famiglia e tutti quelli che ti stanno intorno hanno investito nella cosa. Devi davvero volerlo”.
Il percorso di crescita di Knox non è stato facile: “Nel 2016, quando sono passato al Team Wiggins, ho sbagliato più di qualche cosa. Sono andato in ‘over-training’ un paio di volte e l’ho pagata. Ero diventato troppo magro e mi ero anche ammalato per quel motivo”. E, paradossalmente, il passaggio tra i pro’ aiuta un giovane ad affrontare le cose con meno tensione: “Non c’è lo stesso stress che provi quando devi essere sempre al 100 per cento – le parole di Knox – Ho potuto prendere ogni corsa e ogni progresso con calma. Ho avuto due anni per crescere e ho capito che c’era tempo. La squadra ti dà quella mentalità: tu fai il tuo lavoro e finché avrai il giusto atteggiamento, i risultati arrivano, anziché inseguirli”.
Il 2020 del ragazzo di Kendal sarà molto simile all’anno precedente, con la stagione “spezzata” in due distinte metà. Comincerà alla Volta a la Comunitat Valenciana (che inizia il 5 febbraio) e poi inizierà a pensare al Giro d’Italia 2020, dove, con Remco Evenepoel e Fabio Jakobsen, darà vita a una Deceuninck-QuickStep molto giovane. Poi, la pausa e via verso la Vuelta a España 2019: “Spero di poter fare una buona classifica al Giro o magari puntare a qualche tappa, ma non penso che mi si addica molto, con quelle tappe di pianura così lunghe e quelle di montagna, ancora più lunghe. Come tipologia di percorso, preferisco la Vuelta, con giorni più corti e salite più ripide”.
Knox rimane comunque con i piedi per terra, per non dire iper-critico nei suoi stessi confronti: “A essere onesti, la realtà è che potrei non ripetere mai più una prestazione come quella della Vuelta dello scorso anno in un altro Grande Giro. Non so per quanto rimarrò un professionista, quindi quello potrebbe anche rimanere il miglior risultato della mia carriera, oltre che il momento più piacevole di cui essere protagonista”.
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